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  2014
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UHURU: 

racconti di un radioamatore in viaggio.

 

 

UHURU: racconti di un radioamatore in viaggio.


 

Mi è stato chiesto di redarre una relazione sulla passata esperienza estiva in Tanzania in occasione dell'attivazione del complesso vulcanico del Kilimanjaro. Molto volentieri do il mio contributo pur sorprendendomi alquanto della risonanza mondiale che questa attività del mountainQRPclub ha riscosso. Dimostra quantomeno quanta fiducia e seguito hanno le nostre attività e la nostra presenza all'interno dello scenario alpino e montano in genere, per quanto riguarda le attività radio in QRP.
 

Da circa un anno noi del mountainQRPclub abbiamo programmato un viaggio da effettuare in estate in una parte dell'Africa che ancora non ho visitato. La scelta è caduta sulla Tanzania.
 

L'obiettivo principale della spedizione è sempre stato quello di poter verificare di persona se operare in QRP fosse fattibile anche su lunghe distanze; Se 5W fossero sufficienti per riuscire a trasmettere in modo ragionevole la propria voce, la propria impronta vocale anche da un continente all'altro, su distanze importanti cioè oltre i 3-4000Km.Su Arifidenza.it dove spesso intervengo in svariate discussioni, mi sono spesso soffermato a leggere ed ad intervenire su diatribe infuocate sulla necessità o meno di dover usare per forza 500W per superare la “barriera continentale” nelle trasmissioni radio..

La sensazione è che nessuno avesse la risposta adeguata da postare: ne i cultori del QRO tanto meno quelli del QRP. Mancano esperienze e documentazioni dirette sopratutto sulla qualità di modulazione.L'Italia è larga al massimo un 700Km circa e lunga quasi 1500, troppo pochi per poter apprezzare sulla lunga distanza come arriva un segnale modulato in SSB in QRP. Si ha sempre la sensazione che “debba” funzionare bene per forza in quanto le distanze nel nostro paese sono alquanto ravvicinate.

Ci si basa quindi sulla valutazione inviata da stazioni all'estero. La qualità della modulazione non viene apprezzata da altri connazionali che faticano quindi ad avere un termine di paragone in quanto più vicini alla stazione estera corrispondente. La maggior parte delle stazioni italiane non riuscirà a valutare il rapporto R/S affermato dalla stazione estera corrispondente semplicemente per il fatto che non si trova nella medesima posizione geografica.

E' molto meno frequente che corrispondenti esteri diano rapporti realistici su distanze maggiori. Spesso ci si sente dire nel solito inglese automatico “bravo, arrivi cinque-nove! Complimenti, arrivi bene per essere una stazione QRP...” chiuso il discorso, avanti il prossimo... non basta per ottenere un rapporto autentico e realistico su come esca il segnale dall'altoparlante di una radio dopo un volo di 10.000 Km.

Ma il QRP dunque è solo un esercizio di stile ? Una ultima frontiera da raggiungere dopo che ci si è stancati di collegare chiunque dovunque? Oppure può essere una modalità di trasmissione ormai matura in grado di uscire dalla sfera della sperimentazione e coesistere in modo equivalente a stazioni anche moderatamente amplificate ? IL radioamatore deve per forza compiere una scelta di campo radicale: QRP oppure QRO?

Questo sono le domande che mi sono posto fin da quando ho scelto di acquistare la mia prima radio nel 2009. In 5 anni ho fatto tanta sperimentazione e valutazioni su varie radio QRP e QRO, ho effettuato modifiche all'allea-817 per renderlo maggiormente efficiente e sfruttare al massimo le sue caratteristiche intrinseche , ho effettuato ricerche su antenne HF per renderle sempre più performanti ed in grado di trasferire la mia voce riducendo al massimo le perdite lungo la linea.
 

Insomma il QRP non è, e non deve essere ridotto, ad un puro esercizio teorico di stile adottato da qualche operatore che voglia atteggiarsi come depositario di verità e di “saperci fare” al pari di chi sceglie di veleggiare con una la barca a vela in un mare solcato da imbarcazioni a motore; va considerato come scelta operativa differente che deve avere la medesima dignità delle trasmissioni in QRO e dimostra di avere la medesima efficacia nel trasporto via radio della voce.

Effettivamente operare in QRP è una attività che da soddisfazioni particolari “reali” in termini di numero di contatti rastrellati e non regala soddisfazione momentanea solo per il fatto di essere riusciti a collegare qualcosa in una giornata fortunata.

Perché poi è questo il vero discriminante: chi paventa attivazioni QRP spesso è visto con bonaria tenerezza da chi ha radio “vere” sulla scrivania e congedato frettolosamente con “.. sisi, ti è andata bene questa volta, ma solo noi QRO possiamo farlo quando vogliamo.. tu devi aspettare propagazione, ozono, macchie solari, batterie cariche e tempi favorevoli ecc...”
 

Il senso di questa mia spedizione è racchiuso in questo aspetto della trasmissione SSB in QRP ; verificare, anche a me stesso, che effettivamente ci si può palare tra stazioni QRP su distanze intercontinentali in modo relativamente facile; che 5W siamo adeguati per far transitare un segnale radio modulato e per renderlo intellegibile ai più, che non si è più di tanto legati alla propagazione e alle condizioni solari. Per farsi spedire una QSL non serve fare arrivare il segnale in stereofonia, basta che si capisca il reciproco call di stazione. Alla fine il nostro hobby, le nostre sperimentazioni, le radio che popolano i nostri appartamenti sostanzialmente ci aiutano a raggiungere un obiettivo fondamentale : che il nostro corrispondente capisca il nostro nominativo e viceversa.. quello che puntualmente è avvenuto durante la nostra singolare spedizione che sto per raccontare.

 


 

UHURU.. è una parola in swahili, lingua diffusa anche in Tanzania, significa “libertà”, è uno spirito di sopravvivenza, un pensiero che risiede nel nostro io profondo, intimo, ma che può portare lontano. Il racconto è dedicato a tutti voi, in particolare agli amici del mountainQRPclub da oggi più che mai “the real SOTA experience” e a tutti gli amici del forum di ARIfidenza che con il loro aiuto hanno contribuito al successo di questa spedizione.
 

L'attrezzatura scelta è quella che di solito uso per le mie scorribande dolomitiche; l'inseparabile FT-817 come ormai sapete ultra modificato in base alle necessità ed esigenze imposte dell'ambiente “particolare” in cui opero: innanzi tutto le modifiche estetiche per migliorare la ventilazione e la dissipazione passiva del calore prodotto dalla radio stessa e dall'irraggiamento solare a cui viene sottoposto frequentemente per ore durante le escursioni estive in quota. Dissipatori da computer al posto del pacco batterie solidali con la carcassa metallica interna, la carrozzeria nera dipinta di bianco riflettente, di quella usata anche nei cartelli stradali, parte superiore del guscio sostituita con una lamiera stirata per evitare surriscaldamento interno dei componenti.

Dal punto di vista elettronico le modifiche sono le seguenti: per quanto riguarda il microfono: solita modifica della rimozione del condensatore e della spugnetta proteggi capsula microfonica. All'interno: migliorato il circuito NB e AGC per renderlo maggiormente reattivo e sensibile e che abbia una funzionalità più mirata. La rimozione dell'inutile batteria interna e la conseguente alimentazione posteriore mi hanno permesso di aggirare il blocco dei 2,5W intrinsechi della radiolina Yaesu riuscendo a trasmettere con 5W .

Antenna specifica per le frequenze dei 14-18-21 Mhz, cioè le frequenze che più utilizzo in assoluto e che mi permettono di avere dimensioni contenute senza troppi compromessi. Ho adottato la tipologia end fed da 16,20m con balun 9:1 a 7 spire per questioni principalmente di robustezza, di resa eccezionale, per la sua bassa suscettibilità alle condizioni del terreno in cui viene installata, per la sua capacità di irradiare bene anche con orientamenti e pieghe del radiatore non consuete e non ultimo il fatto di poter essere arrotolata e messa in valigia.

Attaccato ad essa un MFJ-915 (un choke) che assicura un corretto isolamento elettrico dalla radio.

Piccolo booster DC-DC che mi ha permesso di ottenere i 13.8V costanti (necessari per erogare i 5W dall' FT-817) da batterie che ne erogano in modo troppo variabile da 8V a 12V per 5A. ( sette coppie di pacchi batterie ricaricabili AA 1,2V X10 pezzi da 2,6+2,6A ed un pacco al litio da 6A) ho calcolato un pacco al giorno nel caso non avessi la possibilità in montagna di poterli ricaricare.

Il coassiale utilizzato è un RJ lungo quasi 9m sufficientemente adatto per veicolare senza troppe perdite un segnale HF.
 

La scelta del QTH è stata la Tanzania nord orientale. poca popolazione, circondata da savane e pochissimo urbanizzata. Il luogo ideale per poter trasmettere un segnale QRP. Per collegare L'Italia probabilmente sarebbe bastato già questo. Ma vista la presenza del Kilimanjaro o concluso che i due divertimenti potessero essere effettuati contemporaneamente. Dunque la scelta sarà quella di posizionare la radio più in alto possibile e riuscire a trasmettere qualcosina fino in Italia. Ho sempre avuto gran dubbi sulla riuscita dell' impresa. La distanza del nostro paese era notevole e avevo anche compreso le difficoltà a cui sarei andato in contro solo per avere i visti necessari all'importazione in Tanzania della attrezzatura radio necessaria.. Fino a quando le mie valige non le ho viste entrambe ancora chiuse al piccolo aeroporto di Kilimanjaro e successivamente a quello ancora più piccolo di Mwanza, dopo aver fatto scalo nel Qatar non sono mai stato completamente tranquillo.. ma davvero le stesse pilette che avrebbero alimentato una macchinina radiocomandata avrebbero permesso di far sentire la mia voce fino lassù in Italia? Dubbi dubbi dubbi.
 

Durante il viaggio in aereo ho fatto mente locale. Dopo tutto la radio l'avevo già usata sulle Dolomiti con rapporti lusinghieri, anche l'antenna testata e ricontrollata in ogni possibile combinazione di forma e posizione.

Ma certo che andrà bene … ormai che sei qui, provaci!

Campo base a Mandara, un paesino di 30.000 abitanti perso nella savana del Shinyanga ad un centinaio di chilometri da Kahama che è la città principale ( cioè significa che le strade possono anche essere asfaltate). Questo posto anche se sembra decentrato offre parecchie comodità e servizi a chi effettua escursioni e trekking in questi luoghi. Nel nostro ostello disfo le valige doccia e comincio a verificare l'attrezzatura radio. Innanzi tutto un problema non da poco. La corrente elettrica è razionata e viene somministrata tramite gruppo elettrogeno per 5 ore al giorno. Devo subito scegliere come fare a ricaricare le batterie. Decido di usare quelle normali ricaricabili in quanto più robuste e leggere e più rapidamente ricaricabili avendo 1A in meno di capacità. Inoltre non potevo fidarmi della stabilità della corrente rischiando di bruciare il caricabatterie di quella Li Po. Pazienza: 5A sono sufficienti per almeno 1-2 ore di autonomia.

 

Essendo le batterie già cariche da Bolzano provo la radio per vedere se ancora funziona dopo essere stata sballottata in 3 stive diverse di aereo: tutto bene. Monto i pezzi principali dell'antenna , esamino il toroide e gli avvolgimenti del balun: tutto bene. Infilo tutto nello zainetto apposito e mi rilasso per l'escursione dell'indomani.
 

Innanzi tutto la prima montagna è simile a qualsiasi delle nostre, un altitudine quasi normale : Monte Hanang (locatore KI75QL), un 3400m circa: altezza a cui qualunque escursionista un pochino allenato raggiunge senza troppe difficoltà. Molte volte sono arrivato a quelle altitudini con la differenza che qui a quelle quote la vegetazione non ne vuole ancora sapere di mollare la presa ed è ancora ostinatamente fitta e rigogliosa anche se bassa mentre da noi ci sarebbero ormai solo pietraie. Inoltre mi serve per potermi acclimatare e capire bene come andrà fatta l'ascesa principale sul Kili. Altro fattore importante è che non è una cima circondata da un parco (si tratta pur sempre di vulcani, la Tanzania è una terra dove si sono concentrati rimescolamenti geologici molto intensi) e quindi costa davvero poco poterci arrivare sopra. Con 50,000 TSH, circa 25 euro si affitta una guida del posto e la cosa diventa quindi fattibile. Allora via. La sommità vera e propria è un cresta di cratere: suggestiva ma molto scomoda inoltre la sera fa freddino e non mi va di ammalarmi già il primo giorno. Propendo ovviamente per il mini rifugio costituito da una casetta in mattoni di fango cotti ad un piano come se ne vedono tante da queste parti, situato appena più in basso. Comodo , accogliente e fornito di tutti i comfort necessari, parametrizzati ovviamente alla Tanzania e non alla Val Badia.. ma questo è il bello di ogni avventura.. Sguardo in giro per vedere se hanno la corrente elettrica.. si c'è : vedo lampadine sul soffitto!

Allora vado subito fuori prima che faccia buio, a cercare un posto adatto a montare l'antenna. Trovo proprio una vecchia asta di bandiera a circa 30 metri dal rifugio, manca la corda ma posso issarmi appoggiandomi su dei sassi nelle vicinanze fino ad annodare il tirante del radiatore a 3-4 metri da terra. L'altro estremo lo fisso all'inferriata della finestrella della mia camera; l'antenna è dunque appesa distesa leggermente inclinata verso l'alto tra l'asta porta bandiera e la finestra del rifugio con la parte bassa a circa 1metro dal suolo. I tiranti sono stati tesi con più forza per contrastare il peso del balun, del choke e del pezzo di filo che pende da esso dovrò ricordarmene per il montaggio della stessa antenna in condizioni di maggiore difficoltà durante l'ascesa al Kibo . Mah.. proviamo.. vediamo cosa succede..!
 

torno dentro. Ormai è buio; all'equatore il crepuscolo dura al massimo 15 minuti. Non ci sono interminabili cieli rossi e viola come da noi. Tutto pronto, adesso posso rilassarmi un pochino. Doccia e cena offerta dai cordiali coniugi che gestivano il rifugio. Mi guardano curiosi mentre addento famelico l'ottimo cibo assieme alla mia guida. Comincio a conoscere qualche parola in swahili, la lingua ufficiale Tanzaniana.. karibu mentre mi offrono una brocca per lavarmi le mani.

Il gruppo elettrogeno borbotta in sottofondo mentre collego i cavi alla radio sistemata sulla finestra.Mi prepari i fogli e la penna per annotare se qualcuno avesse voglia di fare qualche QSO con me..il cellulare funziona. Ho preso una scheda della vodacom tanzaniana che per 30 euro mi assicura internet illimitato per un mese e due ore di telefonate che conservo per l'emergenza.

Il gruppo non è schermato! Devo aspettare che venga spento per poter solo guardare la radio: Il gruppo elettrogeno entra da 1 a 14Mhz sempre S7 fisso; panico; sui 18 scopro S1-S2; sui 21 arriva a S2-S3. Il gruppo lo spegneranno tra 3 ore. Saranno le 23 in Italia.. troppo tardi non è un venerdì sera. Molti il giorno dopo andranno a lavorare, non posso pretendere che rimangano attaccati alla radio per me.. Mi appresto a chiamare, fischietto un poco, Faccio timide prove poco convinto, mi sento quasi in imbarazzo per quello che sto facendo. Provo i 14 , i 21... Finalmente mi decido, scelgo i 18, la più silenziosa tra le 3 disponibili e quella che sembra andare più d'accordo con la mia antenna. Spazzolo la banda: il nulla. Srotello la manopola della radio come fosse una manopola del calcetto....Attorno a me non c'è davvero nessuno e l'FT-817 non ha filtri.. disattivo ogni cosa... tolgo NB lascio che il rumore del motore salga anche nei 18Mhz a S2.. nemmeno sul Pordoi ho sperimentato questo silenzio radio... vado avanti così per una mezzora buona.
 

Ad un certo punto mi risponde un tizio con un FT-2000 dal Portogallo. Arriva bene: è CT1BOL Giorgio che mi sgancia un 5/5 . Finalmente ! Ma allora funziona! Arrivo davvero in Europa... mi concentro meglio, poco dopo arriva anche RA3AJT Alexander da Mosca.. è fatta, se mi sentono in Portogallo e in Russia sicuramente in Italia arrivo.. Sono già contento così. Faccio qualche altro contatto di conferma e poi decido di spegnere tutto e riposarmi per la dura giornata seguente.
 

Dopo la serata inaugurale di ieri sono contento di sapere che almeno in Portogallo ed in Russia ci arrivo. Questo mi fa ben sperare sulla buona riuscita dell'attivazione. i 18Mhz vanno alla grandissima e mi sembra siano anche molto aperti in questo periodo. Finite le batterie, spenta la radio, esco all’aria aperta e con il naso in su ammiro il meraviglioso spettacolo notturno. Non è lo stesso cielo della mia terra ma è ugualmente bello.. sul mio 817. Non vedo l'ora di tornare al rifugio per prepararmi alla seconda serata. In qualche modo riesco a comunicare in Italia via mail su smartphone a Roberto IK0BDO cosa è successo la sera prima, poi si riparte alla grande: mi contatta subito IK0OZD che era già pronto e mi aspettava in frequenza. La sua partecipazione all'impresa, sebbene lui intervenisse dall'Italia, è stata davvero unica e estremamente importante per iniziare a far circolare la voce che uno strano tipo italiano, un montanaro dell'Altoadige si era procurato un call tanzaniano e stava cercando di effettuare collegamenti da 3000 metri in QRP.

Il suo segnalone partito da una 3 elementi con 200W quaggiù arriva ancora straripante. Ottimo penso, mi riprometto di accendere un cero a Santa Ionosfera :

Sono finito su un cluster. In pochi secondi i sonnacchiosi 18Mhz tanzaniani erano un solo brulicare di stazioni sintonizzate tutte sui 18.144Mhz. Moltissimi italiani a cui questa avventura è dedicata, iniziano a piovere IZ0, IW0, zona 8, zona 5, questa sera il centro Italia arriva fortissimo. Faccio anche molti stranieri, inizio con la Germania, Olanda paesi bassi parlando anche in tedesco o in inglese per quello che posso. Non imposto nessuno split per agevolare il pile-up. Lascio tutto in mono frequenza fissa ed imposto le chiamate in modo molto tranquillo, quasi una chiacchierata tra amici. Chiedo nomi, radio usate, antenne.. Non permetto i ritmi forsennati delle attivazioni classiche ne liquidare i chiamanti con degli sterili cinque-nove. So che è diabolico ma non è questo lo scopo della spedizione. Ovviamente Mi fa piacere collegare stazioni, ma mi interessa di più dare rapporti assolutamente realistici per far capire a chi mi contatta come realmente si senta la sua stazione e la sua voce a 6000Km . Le mie condizioni di lavoro sono minimali. Un FT-817, un filo elettrico collegato ad un balun 9:1 ed un choke. Quindi tutto il lavoro dovrà essere fatto da chi desidera contattarmi. E qui si vede dunque la fortuna ma anche la propria esperienza e attrezzatura. Mi dovete tirare fuori voi dalla confusione, del resto io scalo le montagne, facciamo quindi un po' per uno. I collegamenti si susseguono e in 100minuti circa le batterie si esauriscono. Alle 23:00 circa mi si spegne la radio appena dopo aver finito di collegare SV1PMH. Per oggi basta così. Domani si cambia paesaggio ma sopratutto montagna anzi vulcano...

 


 

il picco della libertà: Uhuru Peak


 

La "Marangu Route", prende il nome dal piccolo villaggio da dove parte il percorso di avvicinamento alla vetta. Si arriva al gate dopo aver percorso in fuoristrada una stradina che si inerpica nella foresta. Questa via è la classica, è quella più facile per arrivare in cima al Kibo, il vulcano più alto dei tre posto a 5.895m che compongono il Kilimanjaro. più comoda, è l'unica via di salita al Kilimanjaro dotata di rifugi più o meno accoglienti lungo il percorso. Non si tratta in realtà di rifugi veri e propri (a parte l'ultimo, il Kibo Hut a 4.700 metri), ma bensì di varie "casette" di legno a 4 o 6 posti più una grande struttura comune dove vengono consumati i pasti. Ho programmato la salita in modo da riuscire ad effettuarla in almeno 6 o 7 giorni non di meno per darmi il tempo di riuscire ad acclimatarmi alle alte quote. L'aspetto curioso è che la percezione della quota è falsata dalla vegetazione presente: da noi, sulle Dolomiti più o meno si può capire quando si sta raggiungendo quota 1800 2000 metri per il fatto che la vegetazione arborea improvvisamente sparisce per fare posto a cespugli e pini mughi. Quaggiù invece mi ritrovo in piena foresta equatoriale ma se guardo l'altimetro sono già a 1.970m , all'inizio del mio cammino. Sono alla porta Marangu, (Marangu Gate) segnalata da un portale triangolare in legno. Ho già suddiviso il materiale da portare con me da quello che porteranno gli sherpa tanzaniani; io porto il necessario per arrivare al rifugio più la radio antenna batterie ecc.. loro portano tutto il necessario per vivere 7 giorni lassù: cibo acqua pentole fornelli ecc.. in tutto partiamo in 5 persone io con 2 guide e 2 portatori .Oggi arriverò già a 2.700m fino al primo rifugio, circa 800m più in alto di dove sono adesso. Si tratta di una passeggiata in quanto il tragitto si fa in 3 ore con molta calma, mi riprometto di fare al massimo un dislivello di 300m/h non voglio forzare l'andatura anche se la tentazione di correre è fortissima. Il Kili intanto non si vede ancora bene ma so che ci sta guardando. Inizia a piovere, una pioggerella leggera tipica della foresta equatoriale che però durerà per quasi tutto il tragitto.

Arrivo al mio alloggio. Niente di che ma è caldo e sono stanco. Tra poche ore sarà buio e ho voglia di chiacchierare con la radio. Il 20 luglio mi accorgo che la mia frequenza a cui ero così tanto affezionato è disturbata e si sentono stazioni lontane. Il mio problema adesso è trovare qualcosa di equivalente. Qui la frequenza può anche apparire pulita, ma in Italia oppure lungo il tragitto potrebbe essere che sia occupata da qualche stazione che cancelli il mio segnalino da 5W. Il mitico OZD anche questa sera mi rassicura e mi aggiorna via radio sulle mie condizioni ( anche 'sta sera arrivo un 5/2 5/3 abbondante) e sulla risonanza che persiste anche su ARIfidenza e sulle piattaforme del mountainQRPclub. Ci si comincia ad accorgere a livello planetario di quello che sto facendo. Non nascondo il mio compiacimento. Seconda serata: le batterie non sono al massimo e ho avuto problemi nel montare l'antenna. Questa sera è la prima volta con l'antenna riposizionata. Molto malvolentieri ho smontato l'antenna ieri. Sembrava quasi un sacrilegio. Mi devo rassegnare succederà quasi ogni sera a partire da oggi. Chissà se questa sera, nuovo QTH, nuova posizione nel cavo, nuovo imprevedibile lobo di emissione. Magari questa sera non avrei collegato nessuna stazione. Con questi pensieri mi siedo su un sasso. Di fronte a me la radio appoggiata su una cassa di birra “Kilimanjaro” rovesciata. Lo prendo per un buon presagio. Insomma inizio le trasmissioni sui 18.148 questa volta arriva zona 4 e 5 fortissima. Mi sto alzando: il mio segnale ricade nella parte alta dell'Italia. Le stazioni italiane sono sempre di più. Compreso alcuni amici storici come la stazione pisana di IK5XCT. Controllo i dissipatori del FT-817 sono freschi. Questa sera molti sanno già “cosa ascoltare” e mi individuano subito. Riesco a collegare anche uno in zona 3: IZ3KVD ottimo! .
 

dal rifugio Ushirombo al rifugio Horombo

la mattina successiva ci svegliamo con un timido sole opaco. Prima delle 9:00 siamo già pronti per partire. Ho studiato il percorso ci saranno almeno altri 1000 metri di dislivello suddivisi su circa 11Km di percorso. 100m di salita circa ogni Km non sono una cosa impossibile da percorrere. Sono ottimista e osservo attentamente il paesaggio che mi circonda. Di fronte a noi si staglia il Mawenzi, una cima imponente che si rende visibile poco dopo la nostra partenza dal rifugio. Durante la salita la vegetazione si è fatta molto più rada. Adesso che appare anche il Kibo davanti a noi, attorno a me ci sono solo cespugli ed erbetta. La roccia è scura, vecchissima roccia vulcanica che ricorda da vicino quella, molto più giovane, che si trova anche sull'Etna attorno al vecchio rifugio Sapienza ( per chi ci è stato naturalmente). Facciamo una sosta veloce in una spartana area attrezzata. la salita è piacevole ed il sentiero comodo, stabile e ben tenuto. Il paesaggio attorno a me è grandioso ma sopratutto fantastico ed esaltante è vedere che adesso sto camminando sopra le nuvole che hanno piovuto su di me per gran parte della giornata di ieri. Durante la marcia faccio qualche foto alla vegetazione attorno a me..

Arriviamo al rifugio Horombo dopo 6 ore abbondanti di cammino. Si trova su un piccolo altopiano leggermente inclinato e sassoso che si affaccia sulle nuvole. Osservo perplesso: il rifugio non è un unico edificio. E' formato anche questo, come quello precedente, da casette composte da due falde di tetto accostate. Tutto attorno bassa vegetazione, grossi massi e qualche tenda di altre spedizioni e provenienti da altri sentieri che confluiscono tutti al medesimo rifugio. Piccoli rigagnoli attorno. Sicuramente di origine glaciale visto che mi trovo su un vulcano.
 

Prendo possesso della mia casetta. Da bravo radioamatore cerco di leggere il paesaggio per capire come fare a montare la mia antenna. Ho proprio voglia di verificare se è possibile collegare l'Italia in QRP. Devo riuscirci! Sono ormai oltre i 3700m ; inizia ad essere altitudine ottimale per le comunicazioni radio. Tra me e l'Italia c'è la savana, il deserto del Sahara ed il Mediterraneo, tanta strada, ma essenzialmente disabitata! Il segnale dovrebbe mantenersi forte, speriamo!
 

Bevo qualcosa di caldo e mangio qualche biscotto mentre valuto la posizione migliore per issare L'antenna. C'è poco da guardare gli unici rilievi sono i colmi delle casette. Mi devo adeguare. Dalla mia casetta collego l'antenna a 3 casetta più in là. Finisce quasi dentro il mio riparo e per poco non tocca il pavimento. A forma di L molto aperta mi preparo la radio pronta per la sera. Adesso non voglio perdermi l'occasione di farmi una passeggiata ed ammirare il primo tramonto; cielo limpido e sole che colora di rosso le nuvole sotto di noi ed il cielo al di sopra. Dura poco, i soliti 20 minuti e poi arriva l'oscurità.

sono seduto per terra sopra lo zaino e la radio è accesa davanti a me. Respiro bene sono calmo ed al riparo... inizio a chiamare.

Questa sera faccio fatica a parlare, è la prima volta. Inizio con VA3GA a 18.112 frequenza consigliata da IK0OZD che mi tiene monitorato da casa e ogni tanto interviene incoraggiandomi. Grazie! Poi divento troppo vicino a stazioni indiane e sudamericane e sono costretto a cambiare salendo gradualmente fino a 18.128. è la serata della zona 1 : arrivano tutti. Come segnali sono abbastanza bene: strappo un 5/3 quasi sempre. Altro QRM mi fa cambiare ancora. Mi piazzo finalmente sui 18.146 e li rimango. Torna alla grande la zona 0, la zona 8 , la 9.. l'antenna è posizionata bene allora. Ma arrivo bene anche nel nord Europa dove vengo ascoltato con regolarità.

 Giornate di acclimatamento

 Il rifugio è accogliente e decido di rimanere un paio di giorni quassù per acclimatarmi e per dare alla maggior parte delle stazioni radio la possibilità di potermi collegare. La mattina la colazione è alle 8:30 circa. Io sono già sveglio dalle 6:00 ho scoperto mio malgrado che le finestre della casetta non hanno le tende. Quassù è difficile che ci siano nuvole più alte di noi. Infatti fuori ci deve essere un sole magnifico. Intanto mi gusto l'alba. Uscendo trovo il filo della mia antenna per terra qualcuno deve averci sbattuto contro. Probabilmente il personale con le barelle a rotelle che riportano a valle chi si è sentito male. Aspetto che gli escursionisti partano per le loro destinazioni. Mi imbarazza un pochino armeggiare con materiale elettrico in uno dei templi dell'escursionismo montano, mi sembra come di profanare qualcosa.
 

Risistemata l'antenna decido di provare la “Upper Route” che in 4 Km circa mi farà arrivare alle rocce Zebra a circa 4000 metri . E' solo una passeggiata, ma mi aiuterà a capire cosa significhi bruciare ossigeno a quelle altitudini. Attorno a me solo cespugli e rocce incrostate di sedimenti chiari, probabilmente qualche deposito calcareo, chissà. Bella gita fuori programma, il tempo rimane bello ma è ora di tornare al rifugio Horombo. Desidero tantissimo riuscire a collegare qualche Italiano via radio. Mi rendo conto che questo è il mio pensiero fisso adesso, e che tutto il paradiso che mi circonda , tutta l' attività delle altre persone che mi circondano passa relativamente in secondo piano. Che insensibile che sono: chissà quanti pagherebbero oro per essere al mio posto e a me adesso interessa solo effettuare almeno un collegamento con qualche OM nostrano.
 

Trovo il libro degli ospiti nella casetta destinata a sala mensa. Ovviamente compilo la mia riga e sfoglio indietro per vedere se altri Italiani mi hanno preceduto. Da gennaio siamo in 11, un bel numero...
 

Nel frattempo continua la consueta processione di persone che vanno verso la vetta e altre che invece ritornano: la maggior parte sulle proprie gambe anche se barcollante, qualcuno in barella, altri dove si vede in faccia che sono scoppiati ed hanno dovuto desistere prima della meta. Bevo spesso, la disidratazione è sempre in agguato, questo è uno dei primi insegnamenti che ho imparato da quando pratico escursionismo estremo.
 

La radio questa sera è piazzata all'interno del rifugio e ha il primo dei pacchi batteria previsti. Non ho possibilità di ricaricare e quindi ho dovuto portarne uno per ogni serata. Il freddo mi riduce l'autonomia ma resisto. Controllo che tutto sia a posto. Questa sera nella mia oretta di trasmissione ho fatto Israele, Polonia, Giappone Sud America, Francia, Il 100 esimo Qso l'ho fatto con RA2FV alle 22:15 sui 18.149Mhz... ovviamente tutti sanno che oggi mi avrebbero collegato un stazione situata molto in alto e nessuno voleva perdere l'occasione. Sono a KI86QW quasi quasi mi viene da attivare la prima cima tanzaniana per il wattXmilgio con referenza TAN001, sarebbero metri-cubi di punti...

Da Horombo Huts a Kibo Hut


dopo la pausa che mi sono imposto, proseguo l'avvicinamento percorrendo l'ultimo pezzo di sentiero prima dell'attacco alla cima. Prossima fermata rifugio Kibo. La vegetazione è ormai terminata e mi ritrovo nel familiare paesaggio lunare composto da pietraie e sassi. Supero l'ultimo rifornimento di acqua e facciamo ampia provvista. Sento il fiato ormai, l'aria si fa sottile, si fatica a ragionare, a fare pensieri coerenti. Si pensa solo ad arrivare al rifugio. Sono ben adattato alla vita di alta quota e riesco a tenere il passo dei nostri portatori che ci precedono.1000 metri di dislivello scarsi fanno cambiare il paesaggio completamente. L'orizzonte si allarga sempre di più. Devo ancora percorrere la sella detritica che divide le due cime Mawenzi e Kibo. Cielo blu e terreno rossastro con ,sassi e rocce nere disegnano il sentiero ed il paesaggio. Non è pendente ma lungo. Il percorso ci chiede 10km di cammino. Arrivando al rifugio Kibo mi fanno notare la traccia dell'ultimo pezzo di percorso che faremo per raggiungere la vetta fino al Gillman's Point. Devo ammettere che non è una stato eccessivamente stancante. Impegnativo si , ma una volta arrivati Fabian, la nostra guida, ci osserva bene e ad alcuni di noi, quelli più freschi immagino, ci propone una veloce escursione che cortesemente declino. Ne ho abbastanza per oggi grazie... non voglio avere mal di testa e magari pagare domani l'ascesa finale..

 

Il rifugio Kibo è una casa unica ad un piano, tetto a falde, suddivisa in stanzoni da una decina di letti freddo come un bunker militare. Solita occhiata in giro per vedere dova attaccare la mia antenna. Trovo supporti sempre più bassi e anche devo farlo in modo discreto. Non mi piace che gli altri si accorgano delle mie attività radio. Chi viene qui merita la magia che permane in questo luogo e non trovo giusto che una radiolina gracchiante possa infastidire gli altri avventori. Mi defilo il più possibile e come sempre uso le cuffie e cerco di parlare sottovoce. Spero di passare inosservato e di non disturbare troppo.. inizio a chiamare
 

la stazione 5H9AC trasmette sui 18.152Mhz capanna kibo. 4700m. Si fa fatica a rimanere concentrati e mi accorgo che non riesco ad offrire frasi fluide. La radio mi guarda indifferente mi lascia fare. Le batterie nuove sono riparate nell'isolante termico per poterle spremere al massimo. Ho tarato il booster DC-DC in modo che riesca a ricostruire 13.8V@2A da mandare alla radio fino ad un voltaggio delle batterie pari a 7V. Significa uccidere le pile. Pazienza. Ma questa sera è la sera più importante di tutte. Oggi si collega il mondo che sta aspettando da 4 giorni il mio arrivo in vetta o quasi.

Il nord Europa arriva forte e sovrasta le stazioni nostrane. Sovra modulazioni continue: i più si cancellano il segnale a vicenda. Per collegare stazioni italiane mentre ascoltavo un QSO mi annotavo la stazione italiana sotto e la chiamavo io successivamente. Il penultimo pacco batterie è terminato sui saluti di Carlo I0AAF da Latina. ...Fortunato!


 

Da Kibo Hut alla vetta e ritorno.


 

Parto tra pochi minuti. Sono felicissimo! Porto la radio con me ho le batterie cariche al 70%. . Le guide sono irremovibili : Tecnicamente non mi lasciano usarla per questioni di sicurezza, responsabilità' paura ecc ecc , pero' non si sa mai. Tra trovare qualche riparo, attaccare l'antenna sotto al tabellone del Uhuru Peak e montare la stazione credo di avere al massimo un tempo di trasmissione di 15min. anche perché' l'aria e' tanto rarefatta, Parlare normalmente e' davvero complicato già' ieri sera ho fatto molta fatica a rimanere concentrato su quello che dicevo via radio. Mi scuso per eventuali frasi sconnesse e per la lentezza nel parlare; il tempo di fare le foto di rito e poi ci riportano al rifugio kibo di ieri sera. Spero di poter collegare qualcuno dall'Italia. Almeno uno! Se proprio non si può' fare nulla sicuramente questa sera al ritorno prima della discesa finale al serengeti, effettuerò' ulteriori collegamenti esclusivamente con stazioni italiane valevoli come se fatte dalla cima. Oggi non potrò' avvisarvi quando inizierò' le trasmissioni. Non credo che si riesca ad usare il telefono da lassù' e forse nemmeno prenderebbe la linea. Comunque vada sarà' un successo diceva qualcuno. A presto rob!

 

Incredibilmente sono riuscito a dormire quasi due ore; solitamente mi dicono che si passa la notte prima svegli tormentati dal mal di testa. Si parte presto. Il mio corpo non ne vuole sapere di alzarsi, fa resistenza, non vuole uscire dal sacco a pelo. Alla fine vinco io e mi alzo. In qualche modo sono in piedi e cerco di riprendermi. Ho preparato tutto quanto; accendo la lampada frontale. Leggo la temperatura esterna : -19° gradi: pesavo peggio. Allora la radio e le batterie sono infilate nella giacca a vento. Ho preso il coassiale corto da 2m per collegare la radio all'antenna. Ultimo pacco batterie da 5A quasi cariche. Il freddo intenso sicuramente ridurrà la resa. Antenna, barrette energetiche acqua. Ho tutto.

Pronti via! Esco. Il cielo è ancora stellato in modo spettacolare. Non c'è foschia, anche se basse, arriveranno delle nuvole. Mi ricordo di procedere piano per non sprecare le energie ed evitare di sovraccaricare cuore e polmoni. Il sentiero comincia a salire di più di quello fatto fino ad adesso: oppure è la concentrazione, la tensione, il freddo. Inizia il lungo ghiaione che abbiamo visto dal rifugio. Si procede lungo la via quindi a zig zag. Saranno almeno quindi altri 1000 metri di dislivello fino al Gillman's Point ed almeno 6 ore per arrivarci. Il freddo aumenta. L'acqua nelle nostre borracce non isolate comincia a ghiacciare ma le guide previdenti hanno fornelletto acceso e the caldo per tutti. Si fa fatica anche a masticare delle barrette di muesli energetico e delle friabili pastiglie di glucosio che mi sono portato dietro. Incredibile la sensazione di spossatezza. Comunque è solo una questione mentale, di concentrazione. Proseguo adagio. Penso ai miei passi, mi guardo gli scarponi alternarsi nel cammino. Finalmente arriviamo sul bordo del cratere al Gillman's Point. La cima però non è questa, ma ugualmente facciamo una pausa. Arriva l'alba. Qualcosa di indimenticabile e unico. È uno spettacolo che ripaga di ogni sforzo fatto. Un vero senso di libertà assoluta mi pervade.

Uhuru!

Non ci resta che percorrere circa metà della cresta del cratere per poter arrivare all'Uhuru Peak, la cresta più alta di circa 200m da dove sono ora. Incrociamo persone che hanno rinunciato e stanno tornando indietro. Cammino ancora per due ore, avendo da un lato sempre l'ampio cratere, dall'altra il ghiacciaio anche se ormai molto ridotto.

Eccomi all'Uhuru Peak , il punto più alto dell' Africa 5.895m ! cioè a 6 km dal mare , ma sono anche 6000 dall'Italia...
 

Vi ricordate? La parola “Uhuru”, in swahili, significa “Libertà”. Uhuru si trova dappertutto in Tanzania nei cartelloni stradali, scritta sulle banconote, nelle scritte ufficiali.

Se c’è una parola che tiene insieme le moltissime storie e le alterne vicende umane dell’immenso continente africano è Uhuru che rappresenta al tempo stesso uno stato d’animo, un respiro diffuso, un soffio che finisce per avvolgere ogni cosa: radioamatore, turista, persona .
 

Sotto di me le nuvole, un mare sconfinato di nuvole, un aerosol di nevischio attorno cielo azzurro infinito sopra di me . Abbracci con tutti i compagni di spedizione, foto obbligatorie.. mi ricordo della radio. Scelgo di non tirala fuori; sto vivendo un momento emozionante che non lascia spazio a niente altro. È una sfida vinta con se stessi più importante di ogni altra cosa. Non importa, non importa adesso...

Rimango lassù per una mezzora, ho il fiato congelato la mi guida mi suggerisce di cominciare a ridiscendere. Il ritorno è euforico. Ci mettiamo quasi a correre! Sono colmo di gioia e affronto il ghiaione a modo mio e cioè tagliando ogni curva in verticale puntando direttamente verso valle saltellando e scivolando sui talloni nella ghiaia. Bellissimo!
 

Arriviamo al rifugio Kibo. Sono un po' deluso per non aver attivato proprio la cima, ma anche da qui, appena sotto, vi assicuro che sono sul tetto del mondo. Decido di rimenare una altra sera per completare le attivazioni e permettere alla maggior parte di stazioni italiane di potermi collegare ancora per questa sera. Dopo questa ultima sera ho finito i pacchi batterie e quindi domani dovrò per forza tornare giù.

Si riparte per il rifugio Horombo. Scendendo si percepisce l'aria che entra nelle narici come incredibilmente densa, viscosa, oleosa fa impressione pensare che si tratta di aria attorno ai 3000 metri, cosa troverò giù in basso? Curiosa sensazione .
 

L'ultima sera con la radio accesa mi fa sentire una forte malinconia. Sto per finire questa avventura bellissima che ha coinvolto tanti amici sparsi per il mondo. Chi è radioamatore lo sa: c'è qualcosa che ci accomuna ed unisce anche se non ci conosciamo di persona tra noi.. si sente una certa complicità una forma di intesa tra chi è abituato a parlare dentro un microfono.

Insomma adesso è proprio l'ultima volta. Decido per i 21Mhz. Non tutti hanno le WARC e mi sembra giusto dare occasione a tutti di provare. Mi piazzo sui 21.240Mhz. Il rumore è fortissimo sono convinto di non essere efficace come gli altri giorni. Ho la radio accecata da impietosi gruppi elettrogeni ed inverter; faccio il possibile, collego anche a “terra” la radio con un filo stabilendo un contatto con la struttura metallica della capanna. Avverto miglioramenti trascurabili oppure, ritengo, solo suggestione. Il 200 esimo QSO lo faccio con IZ5ILF. Stimo l'energia rimanente: non credo di avere oltre i 20minuti.. Cerco di concentrarmi meglio sui segnali italiani con un occhio alla batteria che si scarica inesorabile.. 202 IK1DKF, 203 IK5KNQ, al 204esimo QSO tiro fuori dal rumore anche Paolo I0KNQ un grandissimo delle HF. .. . Sui 21 arrivo più pulito, stranissimo. Però meglio così. Questa sera sono io che non posso ascoltare nulla al di sotto di S3-S4. Poco dopo anche l'ultima batteria alza bandiera bianca.. chiudo con YO9GDN, il 223eimo QSO della spedizione. Numeri ridicoli se paragonati alla precedente spedizione in Tanzania che ne ha rastrellati oltre 16.000.


 

Complessivamente sono riuscito a mantenere la radio accesa ed operativa per oltre 6 ore e 40 minuti nell'arco di tutta la spedizione ( e non è stato facile ve lo assicuro). Usati 7 coppie di pacchi batteria da 12V@5A complessivi di cui 4 bruciati e non recuperabili, batterie al litio non utilizzabili per problemi intrinsechi che devo ancora capire bene. Ho effettuato un QSO ogni minuto e mezzo circa di cui 97 con stazioni italiane, 101 con stazioni europee e 25 con il resto del mondo. Senza contare quelli che sentivo ma non sono riuscito a collegare.


Ma, per una volta, non sono i numeri a fare da discriminante. Ho sentito il calore di tanti amici, di tantissime persone sconosciute accomunate solo dal nostro grande Hobby che mi incoraggiavano in tutte le lingue a non desistere, a continuare e completare l'impresa. Questo per me ha un valore altissimo: è la vera ricompensa per quello che ho vissuto e sperimentato lassù. 
 

Dopo il pernottamento scendiamo al Gate dove ci stanno ormai aspettando gli altri e andremo a ritirare il certificato che attesti l'ascesa alla cima. È irresistibile la sensazione di girarsi ogni tanto a cercare ancora il Kibo ed il Mawenzi.Bellissima avventura, dedico questa esperienza unica a tutti i radioamatori: il nostro hobby può regalare emozioni indimenticabili cosa che smartphone e socialnetwork non potranno (mai) fare...
 

A presto in aria ! 73


5H9AC/QRP

Andrea

mountainQRPclub

 

...voltò la testa e sorrise e puntò il dito e là, davanti a loro, tutto quello che lui poté vedere, vasta come il mondo intero, grande, alta e di un bianco incredibile nel sole, era la vetta quadrata del Kilimanjaro. E allora seppe che era là che stava andando.”
 

E. Hemingway – le nevi del Kilimanjaro



 

 


 


 


 


 


 

 


 

 

 


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